Molto spesso mi sento chiamare in causa sui disturbi di apprendimento. Genitori confusi, sfiduciati, preoccupati che devono dimenarsi fra parole tanto sconosciute quanto minacciose come: dislessia, discalculia, disgrafia, mancanza di memoria procedurale e mancanza di sviluppo dell’area logica fino ad arrivare alle sconcertanti parole: disabilità cognitiva, ritardo, neuropsichiatra e diagnosi.
Effettivamente proviamo a metterci nei panni di un genitore che abbastanza spensieratamente accompagna il suo bimbetto a scuola con la merenda nello zainetto e un bacino in fronte. Che immagina che suo figlio stia andando ad imparare in primis a studiare e ad acquisire tante nozioni e tante nuove abilità ma che invece a un certo punto dell’anno vede sparire il sorriso dalle labbra del figlio e si sente dire che il bambino potrebbe avere una di quelle cose impronunciabili che abbiamo citato qualche riga sopra. Parole che infrangono la serenità e che possono suscitare agitazione e problematiche familiari non indifferenti.
I disturbi di apprendimento esistono e spesso in un solo bambino possono essercene più di uno, a diverso livelli. I disturbi di apprendimento spesso sono disturbi che i bambini superano, a volte li superano per mezzo dell’aiuto di specialisti e a volte da soli. Sono da non confondere con problematiche neurologiche irreversibili come alcuni gravi ritardi mentali.
Come comportarsi di fronte a questi sospetti?
Per prima cosa non facciamoci trovare impreparati e non attiviamo un circuito di emozioni negative che ruberebbero la pace a noi e a nostro figlio. Ascoltiamo il parere degli insegnanti e facciamoci mostrare gli elementi sui quali si basa la loro valutazione. Successivamente osserviamo noi personalmente nostro figlio durante i compiti a casa e guardiamo i suoi quaderni. Proviamo a capire se con la nostra presenza a fianco possiamo innanzitutto diminuire le comuni mancanza di concentrazione, iperattività e mancanza di applicazione. Invogliamo nostro figlio a una maggiore serietà nel lavoro didattico e osserviamo la sua risposta. È senz’altro prematuro ipotizzare problemi di apprendimento in prima e in seconda elementare.
Se il bambino è già almeno in terza elementare e il nostro affiancamento non ha prodotto miglioramenti, allora possiamo valutare di seguire il consiglio dei maestri di fare una valutazione dal neuropsichiatra e aspettiamo con fiducia la diagnosi. Qualora emergessero problemi di apprendimento reali, occorre avere discernimento e capire quale sia l’attitudine degli insegnanti nei confronti di nostro figlio. Noi abbiamo bisogno di persone complici, che vogliamo lavorare per fortificare le debolezze di nostro figlio in collaborazione con specialisti esterni che saranno a carico nostro. È necessario mostrarsi comprensivi e collaborativi con gli insegnanti, dire loro che c’è la vostra disponibilità a sostenere esternamente nostro figlio affinché possa recuperare le mancanze e stare al passo con la classe e con il programma. Tuttavia non smettiamo di lottare anche con l’aiuto della preghiera e della parola di Dio. Sta scritto: “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica” e “ogni cosa” include certamente anche i disturbi di apprendimento.
Dunque facciamoci animo cari mamme e papà e non lasciamoci trovare impreparati. Vedrete che con un po’ di conoscenza, di pazienza, umiltà e calma troverete la soluzione migliore per superare anche questo ostacolo.
Con amore,